Per un bambino ed i suoi genitori andare al nido significa percorrere una nuova strada che li porterà ad un certo punto a separarsi.
Il nido è l’approdo sconosciuto in cui tutti, genitori e bambini, ma in modo particolare i bambini, dovranno ri-costruire una quotidianità diversa da quella consueta. Soprattutto una quotidianità in cui legami profondi come la relazione genitori-figli si interrompono per un lasso di tempo che può essere anche molto lungo: un’intera giornata.
In questa situazione il tempo e lo spazio, elementi che garantiscono sicurezza, stabilità, orientamento per la specie umana, assumono caratteristiche nuove, non sempre riconoscibili, a volte “angoscianti”.
Andare al nido è andare incontro ad un mondo nuovo, dove tutto è sconosciuto ed estraneo; è intraprendere una “Grande rivoluzione” che implica Grandi cambiamenti.
I bambini arrivano al nido con un bagaglio di esperienze notevoli, con una loro storia, fatta di abitudini strutturate e consolidate in famiglia, abitudini che hanno importanza primaria, perché quelle del genitore sono veri e propri atti di cura amorevole, di attenzione, in cui i bambini si riconoscono perché l’altro (il genitore) li riconosce.
Con la frequenza del nido cambiano i ritmi e le consuetudini che scandiscono la giornata, i riferimenti delle persone conosciute, gli odori, i sapori, i suoni, le mani che toccano il loro corpo, le voci che parlano loro. I fili sottili della relazione con i genitori, costruiti giorno dopo giorno, a volte con fatica, si interrompono, restano in “sospensione” ed è necessario crearne altri nuovi, con persone pressoché “estranee”.
…..[….è la successione costante delle cure quotidiane, che crea le abitudini; la sua assenza genera nei bambini un senso di vuoto, di rottura, di perdita, che è fonte di angoscia….]… F. Emiliani - 2002
Anche per i genitori la scelta del nido significa cambiamento: tutto quello che fino al giorno prima era determinato esclusivamente da loro, ora devono condividerlo con persone che non conoscono. Affidano ad esse il “tesoro più prezioso che hanno” e … devono fidarsi.
L’arrivo di un bambino nuovo e della sua famiglia comporta cambiamenti al nido stesso: alle educatrici che devono “far posto”al “nuovo” nel loro pensare, nel loro agire; ai bambini che già frequentano il nido, per taluni di loro il bambino nuovo origina forti sentimenti di gelosia, di esclusione, di solitudine, come quando arriva un fratellino o una sorellina.
Ma l’essere umano è dotato di grandi capacità di affrontare i cambiamenti, di andare incontro al nuovo e di “trasformare”.
Dunque “trasformare” sconosciuto in conosciuto, estraneo in familiare, significa attendere con pazienza che si creino le nuove abitudini: alla nuova “casa” intesa come ambiente che accoglie e protegge; ai nuovi “familiari” intesi come persone conosciute che fanno parte della propria vita domestica. Attendere senza cancellare le abitudini esistenti, anzi conservandole e sostenendole perché vitali alla sopravvivenza psichica ed emozionale dei bambini, e fondamentali al loro processo di adattamento alla nuova situazione.
Allora è importante ciò che crea “domesticità”, consuetudine che si ripete nello stesso modo, con la stessa successione, con continuità e stabilità, in un tempo che non può essere “pre-determinato” senza tenere conto delle grandi differenze di ciascun essere umano, di ciascun bambino.
Tutto questo richiede dunque una riflessione attenta, precisa, empatica, da parte delle persone che si occupano dei bambini e delle loro famiglie. Richiede strumenti e pratiche che facilitino e sostengano il processo di trasformazione, il percorso di ambientamento.
Il valore che si dà all’ambientamento, come lo si prepara, come lo si conduce, è aspetto centrale del progetto educativo del nido e connota il pensiero che il nido ha nei confronti dell’accompagnamento alle famiglie nell’educazione dei loro bambini.
Nei nuovi legami che si creano sono prioritari e fondamentali quelli tra educatrici e genitori. E’ solo in una stretta e forte alleanza tra questi adulti che i bambini piccoli che vivono del tempo, tanto o poco, al di fuori delle mura domestiche, possono crescere senza sentirsi frammentati, divisi e forse contesi, ma in continuità con loro stessi.
L’intesa tra questi adulti consente all’ambientamento di trasformare l’esperienza del nido da “terreno fragile” a “solida terraferma” da cui partire per nuove e piacevoli scoperte.
Nel tempo dell’ambientamento i bambini, attraverso i loro genitori di cui si fidano bene, conosceranno con gradualità quel nuovo mondo, i nuovi adulti e gli altri bambini che, quando mamma e papà non ci saranno, diverranno parte intima della loro vita quotidiana.
Nel tempo dell’ambientamento i genitori comprenderanno meglio il funzionamento di quella casa, le sue regole, i suoi ritmi, e potranno immaginare con chi staranno e come verranno guardati ed accuditi i loro bambini quand’essi saranno al lavoro, cosa faranno durante la loro assenza, perché l’avranno vissuto quotidianamente in prima persona.
Nel tempo dell’ambientamento le educatrici del nido apprenderanno dai genitori come meglio approcciarsi ai bambini e costruire con loro un rapporto di fiducia rassicurante e protettivo. Tutti gli aspetti di estraneità, di timore, di diffidenza, potranno essere affrontati insieme e progressivamente smussati, facilitando così una parte molto complessa del lavoro al nido, in cui si investono energie ed emozioni: l’arrivo di nuovi bambini e dei loro genitori.
Il tempo dedicato all’ambientamento è certamente un tempo di fatica per tutti, bambini, famiglie ed educatrici, ma è anche un tempo prezioso, in cui si gioca lo star bene di tutti. E’ un tempo ben speso considerando quanto poi restituisce sul piano della tranquillità e della serenità di tutti gli attori coinvolti.
Soprattutto per i bambini, almeno la maggior parte, il periodo dell’ambientamento segna davvero un inizio faticoso, ma se ben affrontato, segna altresì l’avvio di esperienze di gioco interessanti, con persone preparate, in condivisione con altri bambini: l’inizio di una bella storia in un’altra “casa”, con un’altra “famiglia”.
Un buon ambientamento dunque significa garantire e garantirsi benessere.